Inutile dire che sono rimasta un tantino inorridita. Non tanto perchè il sovracitato consigliasse ad una ragazza di 16 anni di lasciar perdere la pubblicazione del proprio romanzo (cosa sulla quale, in ogni caso, non sarei d'accordo a prescindere, ma che può tuttavia essere condivisa dalla maggior parte della gente), quanto per le nove motivazioni in base alle quali egli sostenesse la propria teoria.
Cito testualmente:
"Perché la tua storia fa acqua. E’ vero, il mercato ora ha aperto la grande categoria degli Young Adult, ovvero dei libri per ragazzi della tua età – poco di meno, poco di più – e capita che qualcuno della tua età riesca a toccare il cuore dei suoi coetanei. Ma è una possiblilità su un milione (...)"
In effetti, sotto certi aspetti, non posso dargli torto. Il recente boom dei baby scrittori, quindicenni di ogni nazionalità che si sono trasformati in scrittori affermati o giù di lì, ha rotto le balle a tutti. Io stessa, ieri, in questo articolo ho accusato la Fiorentino (ai tempi in cui ha scritto il libro, quattordicenne) di aver dato vita ad una trama che fa acqua da tutte le parti, oltre che di possedere uno stile troppo infantile.Tuttavia, sono del parere che l'unico modo per imparare a scrivere, sia proprio scrivere. E' vero, degli incidenti di percorso possono capitare, ma il contatto con il pubblico, le critiche e le recensioni negative, sono l'unico modo per crescere e per migliorarsi. Dubito che, se la storia di Alessia (non ce l'ho con lei, la sto citando solo come esempio) fosse rimasta chiusa in un cassetto, ella avrebbe potuto capire dove ha sbagliato e come non commettere più gli stessi errori. E mi aspetto grandi miglioramenti da lei.
Se poi, come afferma Danzieri, la storia dell'aspirante scrittore X fa davvero acqua da tutte le parti, è compito dell'editor rendersene conto e rifiutare la pubblicazione.
"Perché i tuoi personaggi sono di cartone. Hai conosciuto troppe poche persone a fondo, forse solo i tuoi genitori, l’amore stai cominciando a scoprirlo e non hai la giusta distanza per ragiornarvi. Quello che sai del mondo, della vita e della morte, per lo più lo hai imparato da altri libri o dai film, prodotti culturali che sono la sintesi, più o meno riuscita, del percorso di vita e conoscenza di altre persone. Per questo i tuoi personaggi saranno fasulli, i dialoghi penosi, le psicologie infantili."
Su questo proprio non mi trovo d'accordo. Appunto perchè gli adolescenti sono adolescenti, perchè vedono il mondo come ragazzi della loro età, perchè hanno la mente aperta e la capacità di sognare che molti adulti non hanno, sono le persone più adatte a parlare a gente della loro età. La verità è che più si cresce, più si diventa insensibili alle novità, alle piccole gioie, ai sentimenti della gente che ci circonda. Più si cresce, più si punta in alto, alla fama, alla ricchezza, ed allo stesso tempo si smette di credere alle piccole cose, ai piccoli sogni che in realtà sono la base su cui costruire la felicità. Più si cresce, più la mentalità si chiude, si finisce per vivere solo di rimpianti e per pensare giornate intere all'erba del vicino, la quale, si sa, è sempre più verde.I giovani sono giovani, e per questo odiano tutti gli adulti, temono le interrogazioni ed i compiti in classe, riescono a divenire maledettamente scontrosi e lasciano che dentro le loro vene scorra la rabbia contro un mondo che è tutto sbagliato e che non pensano sia il posto che fa per loro. Ma se fosse proprio questo ciò che vogliono trasmettere nei propri libri? Se gli adolescenti volessero far arrivare ai lettori il proprio messaggio, il proprio "io non ci sto" e "voglio che tutto questo cambi"? Se volessero far provare ai loro personaggi la paura del futuro, la voglia di lottare e di non arrendersi, l'ingenuità delle loro speranze e della credenza che sia l'amore, e non il denaro, a muovere il mondo? Se volessero una volta per tutte mettere a tacere tutti gli adulti che dicono loro "alla vostra età non esistono problemi" e "non ti lamentare, tanto le cose andranno sempre peggio"?
E poi, caro Danzieri, parla proprio lei di personaggi di cartone. Lei che è uno del settore, e sa benissimo che non tutti i personaggi creati da scrittori grandi e vaccinati sono degni di questo nome. Vogliamo parlare di Federico Moccia o di Fabio Volo, che sono un insulto per la letteratura italiana esattamente quanto Benedetta Parodi lo è per la cucina? Ho letto molti libri scritti da miei coetanei, e, si fidi, per quanto possano "fare acqua", sono sempre e comunque migliori di quella feccia.
"Perché scrivere è bellissimo, ma solo lo si fa per se stessi. Poi diventa un lavoro. Brutto. Non puoi scrivere quando hai voglia, non puoi scrivere quando hai tempo, non puoi scrivere quando ti gira. Devi farlo in modo regolare, tu ne abbia voglia o meno, perché è l’unico modo per entrare davvero in quel mondo che stai costruendo. (...)"
Sante parole, se riferite ad una persona che prende questo mestiere come un gioco. Ma non per tutti i giovani è così. Sappiamo benissimo che è faticoso, che la vita è dura e ingiusta, che ci dovremo fare il c**o e che il lavoro è una cosa seria, ed una persona che decide fare di questo mestiere la propria vita, posso assicurare, le conseguenze di cui lei parla le ha già valutate, e non ne ha paura."Perché non venderai/ non diventerai famosa/non sarai recensita"
Che noi giovani siamo tutti dei "bamboccioni" destinati a diventare una massa di falliti, ce lo ricordano giornalmente telegiornali, radio, talk show e politici, grazie. Ci hanno già assicurato in tanti che nel mondo del lavoro non c'è posto per noi, ma...sa cosa? Non ci crediamo. O almeno, abbiamo voglia di dimostrare che non è così, scrittori o non scrittori.
Scusate lo sfogo. Ovviamente, tutto ciò non vuole essere un attacco verso nessuno, ma soltanto un mio trasparente parere.
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